Lavori pubblici, il Comune di Pizzo reperisce 36mila euro per interventi di somma urgenza nel quartiere del Carmine
Trentaseimila euro per mettere in sicurezza il Carmine, costretto a subire lo stop dei lavori previsti dal Contratto di quartiere, a causa dell'interdizione per mafia del consorzio di imprese che nel 2012 si aggiudicò l'appalto. A comunicarlo è l'assessore ai Lavori pubblici Maria Pascale, che rende noto il reperimento dei fondi necessari per procedere a lavori di somma urgenza finalizzati a limitare i disagi a cui sono costretti i residenti della zona ed eliminare i rischi per l'incolumità pubblica. Inoltre, domani, venerdì 13 giugno, l'Asl avvierà la derattizzazione dell'area, così come sollecitato sia dai residenti che dall'Amministrazione comunale.
«L'intera vicenda è molto complessa - spiega Pascale - e rappresenta un classico esempio di quei corti circuiti burocratici che spesso immobilizzano l'attività dei Comuni, gravando poi inevitabilmente sui cittadini. Con impegno abbiamo fatto la nostra parte, riattivando l'iter di questo importante intervento rimasto fermo nei cassetti del Comune per anni, con il rischio che i fondi, circa 7 milioni di euro, andassero persi. Siamo quindi i primi ad auspicare una rapida conclusione dei lavori del Contratto di quartiere e abbiamo fatto di tutto affinché ciò avvenisse nel minor tempo possibile. Ma poi, nell'ottobre scorso, a quasi un anno di distanza dall'inizio dei lavori, è arrivata la nota della Prefettura di Roma che comunicava l'interdizione per mafia del presidente del consorzio di imprese che aveva vinto l'appalto. Da allora sono cominciati i guai per i residenti del quartiere, che si sono ritrovati a vivere in vero e proprio cantiere a cielo aperto, con tutti i disagi ed i pericoli che ciò comporta».
Preso atto del provvedimento interdittivo, il Comune rescisse immediatamente il contratto con il consorzio aggiudicatario. Contestualmente sollecitò la Stazione unica appaltante (Sua) affinché affidasse la continuazione dei lavori alla ditta che a suo tempo era arrivata seconda in graduatoria, iter che ha richiesto inevitabilmente alcuni mesi. Poi, pochi giorni prima di giungere al nuovo affidamento, la prima ditta, quella interdetta, comunicò di aver vinto il ricorso presso il Consiglio di Stato contro l'interdizione, intimando al Comune di Pizzo di non procedere ad ulteriori affidamenti, altrimenti avrebbe potuto subire in futuro una richiesta di risarcimento danni. Intanto, il giustificato malcontento dei residenti cresceva e veniva indirizzato verso l'incolpevole Amministrazione comunale. Tra rimpalli e richieste varie passa altro tempo, finché si defiscce che il provvedimento di interdizione resta valido ed è legittima la volontà di Palazzo San Giorgio di procedere affidando i lavori alla seconda ditta. Di ciò ne prende atto anche la Stazione unica appaltante, che rimette in moto la procedura. Ma mentre il nodo sembra finalmente sciogliersi, i vertici dirigenziali della Sua vengono colpiti da provvedimenti giudiziari a causa di altre ben note vicende. A questo punto è la Stazione unica appaltante che si ferma e con essa si bloccano tutti i procedimenti in corso, compresi quelli che riguardano Pizzo.
Da qui la decisione da parte del Comune di procedere alla messa in sicurezza dell'area, senza attendere oltre la ripresa dell'intervento principale.
Il sindaco Gianluca Callipo ha rimarcato la ferrea volontà di andare avanti, alleviando nel frattempo i disagi che vivono i residenti del Carmine. «Alla fine gli interventi di riqualificazione previsti dal Contratto di quartiere riprenderanno e saranno completati - ha affermato Callipo -, ma intanto è necessario mettere in sicurezza la zona con questi lavori di somma urgenza. Resta l'amarezza per una vicenda che sta mettendo a dura prova la pazienza di tutti, amministratori e cittadini».
«L'intera vicenda è molto complessa - spiega Pascale - e rappresenta un classico esempio di quei corti circuiti burocratici che spesso immobilizzano l'attività dei Comuni, gravando poi inevitabilmente sui cittadini. Con impegno abbiamo fatto la nostra parte, riattivando l'iter di questo importante intervento rimasto fermo nei cassetti del Comune per anni, con il rischio che i fondi, circa 7 milioni di euro, andassero persi. Siamo quindi i primi ad auspicare una rapida conclusione dei lavori del Contratto di quartiere e abbiamo fatto di tutto affinché ciò avvenisse nel minor tempo possibile. Ma poi, nell'ottobre scorso, a quasi un anno di distanza dall'inizio dei lavori, è arrivata la nota della Prefettura di Roma che comunicava l'interdizione per mafia del presidente del consorzio di imprese che aveva vinto l'appalto. Da allora sono cominciati i guai per i residenti del quartiere, che si sono ritrovati a vivere in vero e proprio cantiere a cielo aperto, con tutti i disagi ed i pericoli che ciò comporta».
Preso atto del provvedimento interdittivo, il Comune rescisse immediatamente il contratto con il consorzio aggiudicatario. Contestualmente sollecitò la Stazione unica appaltante (Sua) affinché affidasse la continuazione dei lavori alla ditta che a suo tempo era arrivata seconda in graduatoria, iter che ha richiesto inevitabilmente alcuni mesi. Poi, pochi giorni prima di giungere al nuovo affidamento, la prima ditta, quella interdetta, comunicò di aver vinto il ricorso presso il Consiglio di Stato contro l'interdizione, intimando al Comune di Pizzo di non procedere ad ulteriori affidamenti, altrimenti avrebbe potuto subire in futuro una richiesta di risarcimento danni. Intanto, il giustificato malcontento dei residenti cresceva e veniva indirizzato verso l'incolpevole Amministrazione comunale. Tra rimpalli e richieste varie passa altro tempo, finché si defiscce che il provvedimento di interdizione resta valido ed è legittima la volontà di Palazzo San Giorgio di procedere affidando i lavori alla seconda ditta. Di ciò ne prende atto anche la Stazione unica appaltante, che rimette in moto la procedura. Ma mentre il nodo sembra finalmente sciogliersi, i vertici dirigenziali della Sua vengono colpiti da provvedimenti giudiziari a causa di altre ben note vicende. A questo punto è la Stazione unica appaltante che si ferma e con essa si bloccano tutti i procedimenti in corso, compresi quelli che riguardano Pizzo.
Da qui la decisione da parte del Comune di procedere alla messa in sicurezza dell'area, senza attendere oltre la ripresa dell'intervento principale.
Il sindaco Gianluca Callipo ha rimarcato la ferrea volontà di andare avanti, alleviando nel frattempo i disagi che vivono i residenti del Carmine. «Alla fine gli interventi di riqualificazione previsti dal Contratto di quartiere riprenderanno e saranno completati - ha affermato Callipo -, ma intanto è necessario mettere in sicurezza la zona con questi lavori di somma urgenza. Resta l'amarezza per una vicenda che sta mettendo a dura prova la pazienza di tutti, amministratori e cittadini».
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